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N.27 - Il palazzo delle poste

Se potessimo fare un viaggio del tempo davanti alle moderne linee del palazzo delle Poste, scopriremmo un luogo incredibile: cent’anni fa, nello stesso punto, sorgeva un gigantesco monastero del 1400 con sette chiostri, il Complesso di Monteoliveto, sopravvissuto in due tratti che oggi sono parte della caserma dei Carabinieri.


È una storia che ci racconta come il volto della città moderna riesca a nascondere in ogni dettaglio storie antichissime. Il famoso “Complesso di Monteoliveto” fu attivo per poco meno di mezzo millennio in prossimità dell’omonima chiesa del ’400. Nella sua lunga storia ospitò eventi importantissimi per la storia di Napoli, come ad esempio il primo parlamento della storia d’Italia.

Ma le architetture fasciste (come la Mostra d’Oltremare) erano immaginate con lo scopo di creare monumenti immensi, luminosi, protagonisti per la loro stazza gigantesca, ma anche incombenti per i loro colori tendenti al grigio o al nero. In tempi in cui le parole da inculcare nella testa dei cittadini erano “futuro” e “obbedienza”, il Palazzo delle Poste riuscì a restituire entrambe le sensazioni, con gli spazi ampi e i finestroni luminosi, ma anche con il rigore dell’orologio nero in marmo che si trova in fondo a ogni lunghissima fila di sportelli postali.


L’edificio fu voluto dal ministro Costanzo Ciano in persona nel 1928, durante la prima “fascistizzazione” del paese. Al concorso per la demolizione del Rione Carità e la costruzione del nuovo centro politico di Napoli parteciparono i migliori architetti d’Italia. Ognuno vinse un progetto diverso e oggi, quello che abbiamo in eredità non è solo il palazzo delle poste, ma anche il colosso dell’INA a Piazza Carità.

La nuova costruzione, quindi, rimpiazzò il monastero dei frati olivetani, cambiando per sempre il volto del centro storico della città. Il rimpiazzo, però, non fu completo: ancora oggi si vedono numerosi pezzi dell’antico chiostro di Monteoliveto fra la caserma dei Carabinieri e il Palazzo delle Poste. Resta ancora un piccolissimo pezzetto di loggia attaccato alle spalle dell’immenso edificio, lasciato appunto per ricordare l’estensione dell’antico monastero.




Lorenza Sabatino



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